La prima recensione di questa pagina è un dono di un blogger e lettore, Daniele Colombo, che ha dedicato al mio libro “PsicoPoetica” tante riflessioni e parole attente. Una bellissima recensione, che invito tutti a leggere.
Grazie a Daniele!
La poesia come scavo dell’anima: PsicoPoetica di Anna Giuffrida
La silloge poetica di Anna Giuffrida (“PsicoPoetica” Robin Edizioni SRL, Torino) ha un potere evocativo, è immaginifico e, con parole pregnanti di significato, riesce ad esplorare il mondo dei sentimenti
di Pina D’Alatri
Il linguaggio poetico, per sua peculiarità, ha un potere evocativo, è immaginifico e, con parole pregnanti di significato, riesce ad esplorare il mondo dei sentimenti, facendone emergere le motivazioni interiori più profonde. La silloge poetica di Anna Giuffrida (“PsicoPoetica” Robin Edizioni SRL, Torino 2022 pg 116) ne è prova evidente. L’autrice, in un momento difficilissimo della sua vita, segnato dalle perdita della madre adorata, riesce, faticosamente ad emergere, dal “buio e dall’annullamento” in cui è risucchiata, attaccandosi al solido baluardo della poesia salvifica che le consente di rivivere momenti “preziosi” di un passato indimenticabile.
La figura della madre che, inizialmente, sembra sfocarsi in un nulla eterno, rievocata dai versi, ritorna ad essere presente, occupando il posto di maggior rilievo nell’immaginario di Anna. Viva e presente, anima il mondo poetico della figlia, ne diventa complice, sorella, amica e le rimane accanto, testimone silenziosa ma sempre attenta e solerte. Il distacco dalla figura materna viene, quindi, in qualche modo confortato da una poesia che concretizza le cose, animata da un dialogo ininterrotto e da un solido accordo. E’ proprio la madre, dai cieli lontani ad indicarle una via di fuga dal dolore: loro due non si separeranno mai e, da diverse sponde, guarderanno al mondo con quella univocità d’intenti che è stata la base della loro “complicità”. C’è una stanza, però, dove può meglio realizzarsi un “transfert”: è quella dei ricordi, in cui le immagini sono ormai sbiadite ed il silenzio regna sovrano, anche se, in un angolo remoto, continua il “brusio” di ciò che è già accaduto e che ormai vive di vita propria.
Quanti messaggi, ormai decriptati, ma non messi da parte, sono lì, ancora vivi e palpitanti. La comunicazione mai interrotta non dà spazio alla disarmonia, tiene aperti i contatti: “Mamma ti cerco, dove sei?”…”Chiedo lacrime leggere alla mente e libertà per il mio cuore”. Tuttavia si deve procedere senza esitazione, la morte ha sfiorato la vita ma” La vita risale dal cuore agli occhi. Fino alla mente…aspetto di rinascere”. Bisogna rialzarsi ed integrarsi di nuovo con il reale. Non ci si può annichilire ”l’acqua, il vento, la speranza, la vita” aprono nuove strade. Il lettore, coinvolto intensamente, decripta a questo punto il significato subliminale del testo: Il dolore ti scarnifica, ti spoglia e tu perdi la connessione con te stesso. Devi cercare di rinascere, sarai nudo ma riprenderai a vivere.
La grande perdita è ora compensata dalla presenza eterea della madre che è lì con “la sua testarda dolcezza”. Non occorre più lo spago di un aquilone per volare ma il vento del Sud che soffia lento così da asciugare le lacrime. La madre è ormai eterea presenza ma il suo messaggio è inciso nel cuore e nella mente della figlia: “Bisogna non rinunciare mai alla vita e prenderne il bello perché la morte subdola è alle nostra spalle pronta a ghermirci, ma fino all’ultimo dobbiamo resistere ed ingannarla”. La madre sarà sempre con lei, ormai compiuto il transfert: la figlia è madre, la madre è figlia. Annullate le distanze, vivono osmoticamente insieme. Madre e figlia procedono vicine, l’una apparente, l’altra celata: la loro voce, all’unisono, intona la canzone preferita da entrambe, il canto si eleva, è unico. Anna le ha ceduto “un angolo del suo cuore e dell’anima”, una sede privilegiata da cui la madre potrà ancora comunicare con lei ed, attraverso lei, con il mondo: quell’angolo che lei definisce “Toponomastica del cuore”.
[ Recensione sulla testata Paese Italia Press – https://www.paeseitaliapress.it/storia-arte-cultura/2022/07/13/la-poesia-come-scavo-dellanima-psicopoetica-di-anna-giuffrida/?fbclid=IwAR19wY_P3ooJMKHrPcQsz03RlRXXQngzWBxOGanZwztJZZPDlYhiioDuaMw ]
Giornalista, Blogger e Poetessa messinese
Anna e la sua “PsicoPoetica” che guarisce le ferite dell’anima
di Sergio Di Giacomo

Recensione di Maddalena Tomasi
[A CURA DELLA PAGINA InstaGram @autriciemergenti]
PsicoPoetica è una raccolta di 51 poesie scritte da Anna Giuffrida.
La silloge si può dividere in tre parti: la prima parte è un vero e proprio viaggio che l’autrice compie all’interno della propria anima, stringendo la mano alle proprie fragilità e riscoprendo punti di forza. È un viaggio che porta ad una comprensione profonda del nostro essere umani, uno strappo a tutte le maschere che ci costruiamo ogni giorno e un’accettazione delle nostre debolezze, perché “le lacrime, a volte, guariscono dalla miopia sulla realtà” e “perché le maschere non potranno mai saper piangere”. L’autrice, tramite la forza delle parole, scopre sé stessa, mentre vive “nascosta dietro le sue ali”, che sono simbolo di sogni, sensibilità e delicatezza. Queste poesie trasmettono speranza e ci invitano a lottare contro le nostre ombre e i nostri fantasmi; offrono conforto, sussurrandoci che “c’è un angolo, da qualche parte, dove finiscono tutti i sogni e le cose irrealizzate”, nulla è perduto, quindi, possiamo ritrovare chi non c’è più e ciò che non fu in una stanza della nostra anima. E proprio a chi non c’è più sono dedicate le altre due parti del libro, parti che mi hanno commossa profondamente. Queste due parti finali sono introdotte da due brevi testi in prosa che spiegano il contesto delle poesie: la prima è dedicata alla scoperta della malattia della madre e la seconda alla sua morte. Qui incontriamo dolore, ma anche un’immensa tenerezza e amore. Nella parte finale l’amore per la propria madre acquisisce una dimensione differente, si avverte un vero e proprio passaggio dall’individualità ad una fusione di anime. Si comincia con la triste consapevolezza che “le persone non ci appartengono” e con una disperata ricerca di chi non c’è più nei gesti e nelle cose quotidiane, un continuo aggrapparsi ai ricordi. Poi, d’improvviso, dopo un lungo e doloroso viaggio, ecco la luce, la serenità: “La gioia possiamo ancora condividerla. Il tempo è il nostro complice, e ci fa incontrare in luoghi mai visti. Mai, quanto adesso”.
Ho apprezzato molto queste poesie così delicate e ricche di significati ed alcune mi hanno veramente commossa. Principalmente si tratta di poesie brevi e al loro interno si possono trovare molte immagini legate alla natura, oltre che alla propria psiche. Ho notato la presenza di molti punti all’interno delle strofe, come per offrire la possibilità di ampi respiri e di accurate riflessioni, oltre che per dare più forza a quanto scritto.
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